Artisti

Gabriele di Matteo

Artisti

Gabriele di Matteo

Amici miei, 2009

di Armando Della Vittoria
Nel nuovo lavoro di Armando Della Vittoria, Alias Gabriele Di Matteo, Alias Armando Della Vittoria & Co… troviamo il senso del lavoro proprio nel “& Co”.

I Co stanno per: Company, Compagni, Complici, Colleghi, Coscritti, Convinti, Circoscritti, Commessi, Coscienti, Costanti, Contrari, Colti, Codardi, Creativi, Cresimandi, Cretini, Cristiani, Cretini di nuovo, Creduloni, Crudeli, Carpentieri, Crocerossini, Crocifissi, Cuochi, Coltivatori diretti, Camionisti, CL, Comunisti, Cheguevariani, Clorofilliani, Crisantemi, Candelabri, Cullatori, Curatori, Cus Cus Clannisti, Clavicembalisti, Cornuti, Cazzottari, Cavillosi, Cefali, Celebratori, Cervelloni, Concessionari, Chicchirichì, Chiropratici, Chinesi & i Ciliegiai.

Siamo alle solite… Il problema è sempre quello nel lavoro di Gabriele Di Matteo: l’Autorialità. Questa volta Gabriele Di Matteo, con Amici miei, che dà il titolo al progetto e ne svela anche gli autori, attraverso un “Cadavere Squisito”, delega l’immagine a vari Co-Autori… appunto gli Amici suoi, che si prestano al gioco di mischiare le carte dell’autorialità. Ma la domanda è la seguente e ci arriva da lontano: ma se ognuno partecipa, tutti sono autori? O forse lo è il nostro Breton o Tzara che lo ha pensato? O forse è nella delega che sta il senso dell’arte (per lo meno di Breton-Della Vittoria)? Ogni amico-artista si presta a questo “gioco” di libertà, ma mentre si appresta a porre il suo intervento nella Moleskine non può non guardare la pagina precedente. Barando alle regole del “Cadavere Squisito”, l’artista nella sua totale libertà di intervento è in relazione con le pagine precedenti, con la responsabilità di essere un “& Co” di Di Matteo, tenendo sempre presente che c’è Alias Armando Della Vittoria che timbra ogni retro delle pagine eseguite e ci si continua a domandare se la firma è il lavoro o il lavoro è la firma.

Nella copertina di Amici miei, accanto a Ceci n’est pas Magritte (dove René si rifiuta di comparire come autore), troviamo il giovane pittore digitale Zaccaria Di Matteo che apre dando il titolo all’intero lavoro, segue l’amico pittore Miltos Manetas con un disegno spedito via mail in volo da N.Y. a Stoccolma, Giovanna Francesconi, capofila della squadra Pollock con Pier Paolo Pasolini, poi, dalla China con amore, 34567 e 67890, con in mezzo l’intervento di Federico Luger, giovane artista espressionista di Caracas e gallerista di Di Matteo. Poi l’intervento di Loredana Filice che fa la copia di un disegno di Zaccaria di Amici miei nel perfetto stile Di Matteiano. Seguono Salvatore Russo e Salvatore Testa, con una copia di un altro lavoro cinese, che finalmente ci svelano il problema dell’autorialità (ma non bisognava perdere le puntate precedenti)… Franco Silvestro toglie la maschera a Vedovamazzei, Antonio Funicola, con spose senza anelli, ci fa da prestigiatore di dimensioni, Nicola Di Caprio, in un disegno/collage con virtuale “odore di vino”, attinge all’immaginario dell’arte e della musica. Tra serpenti velenosi e cactus, Shannon Pultz e Ralph Traviato ci salutano dalla 19ª ora di fuso orario, altri cari saluti arrivano da Patterson Beckwith… e proprio alla fine un vero lavoro del 1986 di Armando Della Vittoria, diventato anche lui un “Co”.

Tutti gli Amici miei, come diceva un famoso cantautore:”Tornano tutti gli amici miei, forse non sono partiti mai, erano qui dentro di me e non l’avevo capito mai; tornano tutti gli amici miei, noi non ci siamo lasciati mai, e sono qui dentro di me, tornano tutti gli amici miei. Io sono un piccolo uomo, sotto un piccolo vetro che non si può più spezzare; vorrei mandare in frantumi memoria, pensieri, almeno per un saluto; e avere ancora vent’anni, ancora tutto da dire per un minuto. E chiudo gli occhi più forte del tempo, però tu non mi lasciare; e all’improvviso li vedo: lontani, vicini, gli stessi di mille sere; e sento tutte le voci: la dolce, l’acuta, la tenue, la disperata; e devo chiedere scusa a qualcuno, ricordo… ma forse è una puttanata”.

Gabriele di Matteo

(Torre del Greco – Napoli, 1957) Vive e lavora a Milano, Italia e a Parigi, Francia

Buona parte del lavoro di Gabriele Di Matteo si basa su oggetti e immagini trovate. Oltre a ciò l’artista costruisce un certo discorso sulla mediazione: pone mediazioni fra l’atto del prelievo e il risultato finale, complica il processo di messa in forma, teatralizza alla fine la mediazione medesima. L’intenzione di Di Matteo non è quella di produrre le immagini, ma di interrogare l’immagine in quanto categoria. L’unica particolarità che interviene a distinguere la sua da una pratica coerentemente auto-analitica è che tale interrogazione avviene attraverso il racconto. Il récit che l’immagine comporta reintroduce la dimensione metalinguistica nell’opera, cosa che tra l’altro costituisce uno dei tratti più interessanti del lavoro artistico più recente, dove evidentemente qualcosa come un’eredità concettuale mostra i suoi effetti.

http://gabrieledimatteo.info

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